SCOPERTE / Armi, amuleti, ricchi gioielli e lo scheletro acefalo di un cavallo

A Knittlingen, nel land del Baden-Württemberg (Germania), la scoperta di una vasta necropoli in uso fra il VI e il VII secolo getta nuova luce sugli usi e i costumi delle genti stanziate in quelle terre nell’età delle Migrazioni.

di Elena Percivaldi * ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Knittlingen “Im Bergfeld”. Foto con drone di una sezione del cimitero. Oltre alle fosse rettangolari altomedievali, si possono riconoscere i fossati irregolari e arrotondati del Neolitico che li attraversano. Fonte: ©Landesamt für Denkmalpflege im Regierungspräsidium Stuttgart / Immagine: ArchaeoBW

Il territorio circostante la città tedesca di Knittlingen, nel Baden-Württemberg, fu abitato sin dal Neolitico, come prova il ritrovamento di strutture databili al 5000-4500 a.C. La sua storia documentata inizia però nell’843, quando, dopo la sua fondazione, il borgo di «Cnudelingen» compare per la prima volta nelle fonti. In seguito, Knittlingen sarebbe entrata a far parte dei possedimenti del margraviato di Baden per poi finire sotto il controllo dell’abbazia cistercense di Maulbronn, fondata nel 1147 e ancora oggi ben conservata. Il suo territorio, tuttavia, era occupato anche nell’Alto Medioevo, come indica il ritrovamento, effettuato nel 1984 in occasione dei lavori di costruzione di una zona residenziale, di una serie di sepolture poste a ovest del nucleo urbano.

Knittlingen “Im Bergfeld”, immagine con drone di una sezione del cimitero. All’interno del fossato circolare (diametro interno 10 metri) è visibile una sepoltura maschile, in origine dotata di corredo ma già depredata in antico. Fonte: ©Landesamt für Denkmalpflege im Regierungspräsidium Stuttgart/ ArchaeoBW

Ora, con la ripresa del progetto in vista dell’ulteriore sviluppo dell’area situata «Im Bergfeld», gli archeologi dalla ditta ArchaeoBW, incaricata di effettuare gli scavi per conto del Landesamt für Denkmalpflege (LAD), l’Ufficio statale per la conservazione dei monumenti del Consiglio regionale di Stoccarda, hanno riportato alla luce un cimitero altomedievale con altre 110 tombe, che fornirà nuovi dettagli sull’occupazione del territorio nell’età delle Migrazioni (nella più recente letteratura scientifica, soprattutto di area tedesca e anglosassone, tale espressione fa riferimento ai secoli e agli avvenimenti tradizionalmente noti come età delle «invasioni barbariche», n.d.r.). Frequentata tra il VI e il VII secolo, la necropoli si presenta secondo il consueto schema merovingio «a righe», disposte in maniera più o meno regolare; un nucleo di sepolture privilegiate, con tutta probabilità afferenti a un gruppo familiare di spicco, è stato inoltre rinvenuto all’interno di un’area separata, delimitata dal resto del cimitero da un fossato circolare.

Tombe monumentali
A rimarcare la stratificazione sociale della comunità lì insediata, del resto, le strutture funerarie comprendono deposizioni in nuda terra e in cassa lignea, ma anche possibili «case della morte», tombe
monumentali formate da una fossa nel terreno con copertura sostenuta da pali, ampiamente documentate nell’età delle Migrazioni e solitamente riservate a membri particolarmente eminenti. I defunti erano stati sepolti, secondo gli usi dell’epoca, con il loro costume tradizionale e accompagnati
da ceramiche contenenti offerte alimentari, viatico per l’aldilà.

Le deposizioni più ricche, risalenti alla seconda metà del VI secolo, appaiono caratterizzate da vasellame di bronzo e sontuosi corredi personali: monili, collane, fibule, orecchini e bracciali, amuleti e utensili di uso quotidiano come coltelli e pettini per le donne, armi – spathae (spada a doppio taglio), lance, elementi degli scudi, punte di freccia – e cinture multiple per gli uomini. Notevole è il ritrovamento, nei pressi di una tomba maschile, di uno scheletro equino acefalo: un’usanza, quella di sacrificare e seppellire i cavalli accanto ai loro padroni, attestata anche in Italia in ambito longobardo. Di particolare interesse è anche una fibula a disco femminile, finemente decorata in filigrana d’oro e databile al VII secolo, che «annuncia» il progressivo cambiamento delle mode dovute all’intensificarsi dei contatti con il Mediterraneo. Con la fine del VII secolo, i corredi si fanno via via più sobri, sintomo di un impoverimento della società oppure, più probabilmente, del mutamento dei costumi funerari.

*Articolo pubblicato sul mensile “Medioevo” n. 301 (febbraio 2022), pp. 8-10. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

© Elena Percivaldi – VIETATA LA RIPRODUZIONE, LA RIELABORAZIONE E LA RIPUBBLICAZIONE IN QUALSIASI FORMA E MEZZO SENZA IL CONSENSO DELL’AUTRICE E SENZA CITARE LA FONTE.

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